Ho fatto un sogno

Premesso che i sogni sono frutto dell’inconscio e probabilmente -spesso- ripercorrono ciò che abbiamo fatto durante la giornata o ciò che più ti è rimasto impresso in un determinato periodo e premesso che tutti -e dico tutti, anche i matti- ogni notte sogniamo ma quasi mai ci ricordiamo i sogni al mattino, io stanotte (o meglio stamani) ne ho fatto uno strano, di sogni, strano tanto…tantissimo! Che sinceramente non riesco a collocare nel mio inconscio, dato che non racchiude nessun argomento o conversazione o pensiero affrontato durante la giornata di ieri…o almeno così credo. Sapete, la mente è sempre pronta a stupirci, sentite qua:

Mi trovavo seduta su una delle bianche sedie in plastica dura che stanno attorno al tavolo piazzato nel giardino di casa mia. Ancora non abbiamo montato il tavolo grande, quello in coordinato, ma nel mio sogno invece c’era e io ci tenevo i piedi sopra. Mi serviva da appoggio, mi stavo dando lo smalto.

Vicino a me, intente in una chiacchiera da donnicciole, le mie amiche Serena e Sara. Eravamo tutte e tre vestite leggere, probabilmente era già estate inoltrata. Attorno a noi nessun’altro. La porta di casa mia era diventata una veranda da campeggio e poco più in la, scese le scale in pietra, invece della strada asfaltata si raggiungeva un vialetto di sassolini bianchi. Non so perchè, ma riesco a ricordare l’odore del mare portato dal vento.

Non era certo casa mia, io abito in campagna e il mare è -purtroppo- a 70 km…però, se ci ripenso, sono sicura che lo fosse.

Succede che a un certo punto le nostre conversazioni animate vengono interrotte da un’abbaio di cagnolini ed ecco che, di punto in bianco, due Chiwawa esagitati e scodinzolanti ci vengono incontro scodinzolando.

Chiwawa? Io ho due meticci neri grandi e grossi, dove erano finiti? Vabbè, è un sogno…

I due saltellanti e gioiosi animaletti -uno di colore scuro, maschio e una femminuccia bianca- non avevano nessun tipo di collarino o targhetta quindi, una volta guinzagliati, sono partita -fregandomene dello smalto fresco- sola soletta per portarli dal veterinario a controllare se potessero avere qualche tipo di chip…o almeno quella era l’intenzione! Già, perchè una volta trovata sulla strada -una strada mai vista prima, asfaltata, con larghi marciapiedi e villette a schiera da entrambi i lati- il simpatico pisellino decide di sfuggire alla mia presa e di correre via come un leprotto.

Porca miseria, dovevo ritrovarlo!

Carico in macchina la femmina e parto alla ricerca. Percorro un cavalcavia e il cane era sparito, c’ero soltanto io che guidavo verso lo stadio. Non chiedetemi perchè proprio lo stadio, ricordo solo il sentore di dirigermi verso un mercato…

All’improvviso la scena cambia ed eccomi sulla stessa strada di prima che cerco il cagnetto. Inaspettatamente mi sembra di scorgerlo dentro il giardino di una di quelle graziose casine. Mi avvicino, è tutto chiuso, porte, finestre e pure il cancello sono sbarrati. Perfetto! Come faccio ad andare a vedere? Decido che la cosa migliore è tentare di scivolare-leggiadra e burrosa come sono-sotto il cancelletto.

Riesco a far passare la testa e le spalle, allungo le braccia e afferro il prato per cercare di spingere dentro il resto del corpo, ma proprio mentre muovo il bacino a ritmo di zumba per far passare il deretano, una delle persiane in legno -una di quelle al piano terra- si spalanca e dietro al vetro uno strano ragazzo mi guarda sghignazzando.

Era moro, capelli lunghi e scompigliati, occhiali da vista e magro come un chiodo. Richiude la finestra e, prima che io possa capire come fare per scappare o quale scusa inventarmi per quella gran figura di merda che stavo facendo, il tizio esce e ci ritroviamo davanti a un mini market in una piazzetta piena di aiuole verdi.

Si chiama Alex, mi dice, (non il mio Alex, ma questo è un nome che a regola mi risuona in testa parecchio), e mi chiede cosa ci facevo incastrata nel cancello del bed and breakfast.

Bed and Breakfast? Lo era davvero, guardo in quella direzione ed era apparsa una targhetta ciondolante attaccata ad un palo. Tonda, scura, con scritto B&B.

Vabbè, andiamo avanti…

La cagnolina bianca continua salterellare intorno ai nostri piedi e noi, io e Alex, passeggiamo tranquilli come fossimo una coppietta di fidanzatini in cerca di un tramonto. Da in fondo alla piazzetta ecco che arriva il cagnolino scuro, il chiwawa perduto, io tutta contenta gli tendo le braccia e lui mi viene incontro.

è tutto felice e pure io lo sono, annusa la compagna e si mettono a giocare.

La conversazione con Alex intanto prosegue, ci troviamo di nuovo a “casa mia” con le mie amiche e cani appresso.

“insomma” dico ad Alex “sei in vacanza? Per questo eri al B&B?”

-o qualcosa di simile, i dialoghi precisi mi sfuggono, ma ricordo il senso-

“Oh no!” fa lui, ridendo “il B&B è…”

Drin, la sveglia.

Apro gli occhi, mi guardo intorno: buio pesto, dalle mie persiane non filtra luce, so già che non c’è il sole e che la giornata è cupa. Mi rimetto giù e penso di voler continuare quel sogno, non ho voglia di alzarmi, voglio sapere cosa stava per dirmi Alex!!

Le ingiustizie, queste sono i n g i u s t i z i e.

Ora, dato che mi è rimasta la curiosità, secondo voi com’è che Alex avrebbe finito la frase?


2 risposte a "Ho fatto un sogno"

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