“come mai proprio la Colombia?” è una delle domande che mi sono sentita rivolgere più spesso quando ho iniziato a dire in giro che a breve sarei partita per visitare questo paese.
La verità è che non lo so, o almeno…non lo sapevo prima di andarci!
La Colombia era un luogo a me sconosciuto non solo agli occhi ma anche alla mente, uno di quei posti a cui non pensi quando devi organizzare le ferie perchè “è pericolosa”, “c’è la dddroga”, “ci sono tanti altri posti belli, dai!”
Sul fatto che al mondo ci sia molto altro da vedere siamo d’accordo, ma sulle prime due affermazioni non posso che smentire (la prima sicuramente). La Colombia ad oggi non è più il paese dove rischi di essere ucciso ad ogni angolo, è anzi un posto pieno di gioia, di colori e di persone gentili che hanno contribuito a rendere il mio viaggio ancora più speciale di quel che mi aspettavo.
“ma è dall’altra parte del mondo!”
Sì, è vero, è dall’altra parte del mondo: sono partita prestissimo per andare a prendere l’aereo a Fiumicino e poi da lì quello per Bogotà (via Madrid). Dalle 6:12 che ho preso il primo treno ho messo piede in hotel a Bogotà alla sera tardi e vi giuro che ero MORTA.
Però, quando il secondo giorno sono scesa per la colazione e poi siamo partiti per la prima escursione mi ero già dimenticata tutta la fatica possibile e immaginabile.
Itinerario:
giorno 1-arrivo in hotel e sonno ristoratore
giorni 2/3-Bogotà è ad un’altezza di circa 2600 metri sul livello del mare quindi direi che faceva piuttosto freschino ed è una città, una vera e propria metropoli (ma senza metropolitana), con i palazzoni alti e le strade super trafficate, ma poi magari ti giri ed ecco che accanto ai grattacieli ci sono le baracche ed il degrado.
Girando per i vicoli della Candelaria, il cuore pulsante di Bogotà, ci si rende conto di come le sue stradine siano sconnesse tanto quanto colorate e gioiose, i murales sono ovunque e dall’interno di ogni locale o negozio proviene musica allegra ad ogni ora.
Il fulcro della Candelaria è sicuramente plazeta chorro del quevedo che raduna giovani e meno giovani che frequentano i bar ed i ristoranti lì intorno, ma anche artisti di ogni genere che espongono le proprie opere e i propri manufatti. Se c’è una cosa di cui vanno matti è la chicha, una bevanda ottenuta dalla spremitura della canna da zucchero.
Una delle cose da vedere per chi si ferma a Bogotà è sicuramente plaza Bolivar. Si trova sulla via principale ed anche la più frequentata, è piena di negozi di ogni genere, ristoranti, bar e ad ogni angolo c’è qualcuno che vende qualcosa con uno di quei carretti su ruote: frutta a cubetti, sigarette, chicha, succhi, caramelle, dolcetti, pannocchie, salsicce e soprattutto arepas.
Le arepas sono una specie di pancake di mais cotte su una piastra e di solito ripiene di formaggio. Le scaldano, le spalmano col burro e sono pronte da gustare così come sono, ma si possono anche aprire e riempire di carne (come ho fatto io)
Il sapore non è male, è sicuramente uno street food tipico che merita un assaggio, ma per i miei gusti hanno un sentore caprino forse un po’ troppo forte.
Girando siamo finiti in un mercato coperto ed è stata una gioia per gli occhi, hanno una varietà di frutta davvero impressionante! Quello che di certo entra subito nello sguardo è la pitaya perché è di un fuxia molto forte, ma si possono trovare anche il mango, i kiwi, il Lulu (tipico) e molto altro.
Una tappa importante in questa città per chi ama l’arte è il museo dell’oro. In 4 piani (più 2 sotterranei con esposizioni temporanee) si possono ammirare tutti i tipi di manufatti in oro e non che raccontano la storia precolombiana.
Nel centro di Bogotà, a pochi passi da piazza Bolivar (la bellissima piazza principale), si trova anche il museo Botero. Questo artista molto particolare ama dipingere i suoi personaggi esaltandone le forme al massimo e ciò li rende molto buffi.
A chi ama i bei panorami, poi, consiglio la zona del Monserrate.
Ci si arriva tramite funicolare o teleferica, che in pochissimi minuti e per circa 6 euro andata e ritorno ti portano ad un’altezza di circa 3200 metri.
Da lassù c’è davvero una vista strepitosa su tutta Bogotà, ma non solo…molto bello infatti anche il santuario che vale una visita. Inoltre si trovano anche un chiosco, dei negozietti e un ristorante.
Alla sera, dopo una cena tipica a base di Ajaco (zuppa tipica con pollo, patate, mais gigante, accompagnata con riso, avocado e una salsina che sembra panna) o di carne di vari tipi sempre accompagnata dal riso o magari da un purea di yucca, si tornava in hotel che, giustamente 🤣 , era a due passi dalla zona della prostituzione e della droga, quindi non era raccomandato andare in giro da soli di notte.
Sono molto lenti al ristorante, però si mangia bene.
Guidano come cani, costa tutto molto poco, anche i taxi sono economici.
“A Napoli vanno in 6 su un motorino e a noi non ci caricano in 5 su un taxi a Bogotà?” cit.









Giorni 4/5– Cartagena ti fa sentire davvero in sudamerica, l’aria di mare si annusa appena messo piede fuori dall’aeroporto e la vista delle casette basse e colorate (con le tende al posto delle porte) ti fa capire che sei in Colombia.
Il mare non è un granché a dire il vero, non ha il colore che ti aspetti ed il vento che abbiamo trovato noi in quei giorni ha reso l’acqua tobida e faceva alzare delle onde giganti.
La spiaggia è fatta di sabbia soffice e le palme offrono dei punti all’ombra per quando il caldo diventa insopportabile nonostante il vento. È pieno di chiringuitos che offrono piatti di carne o di pesce e bibite e se vuoi il caffè (il tinto!) no problem: Kevin attraversa la strada, lo prende al bar, te lo porta e te lo fa pagare come fosse oro 🤣
Musica a ogni angolo e venditori ambulanti di acqua, cervesa, frutta, cocktail, panini, ma anche collane, occhiali e chi più ne ha più ne metta.
La parte migliore di Cartagena però non è la zona del lungo mare, ovvero quella più industrializzata e più turistica dove i grattacieli sembrano fatti di mattoncini LEGO, ma la citta vecchia.
Circondata da 11 km di mura fortificate, ha un’entrata principale che è facilmente riconoscibile per la torre dell’orologio (Puerta del Reloj): anticamente era l’unica entrata alla città e il suo ponte che si chiudeva alla sera segnava il confine tra dove stanno i ricchi (dentro) e dove stanno i poveri (fuori).
Le viuzze così colorate e le bandierine appese del quartiere Getzmanì la fanno sembrare sempre allegra e in festa e con i suoi tanti negozi, localini, bar e ristoranti sicuramente il divertimento e la scusa per fare shopping non mancano.
Da non perdere Plaza Trinidad, il parco del centenario (per chi vuole godere di un po’ d’ombra ma anche di un po’ di zanzare), Plaza de Bolivar e il palazzo dell’inquisizione che un tempo ospitava il tribunale dell’inquisizione spagnola che doveva estirpare le eresie, la magia, la stregoneria e la blasfemia.
Poco fuori dalle mura si trovano il castello di San Felipe e il convento de la Popa (su un cucuzzolo che domina la città).
In ultimo, per chi ama la movida, c’è il cafè l’Havana, una vera e propria istituzione a Cartagena, infatti è consigliabile prenotare con molto anticipo se si vuole godere di un’atmosfera allegra, ballerina e di tanta musica.
Insomma Cartagena de Indias è veramente una chicca, una di quelle cittadine che ti rimangono impresse e che hai voglia di scoprire girovagando senza mappa e senza una meta precisa, ma solo alla ricerca di qualcosa di bello da fotografare.
Unica raccomandazione: cercare di non morire, perché gli avvoltoi che svolazzano in alto sopra le vostre teste sono pronti a pranzare 😂









…Continua in Colombia Mare!
Wow, che bellezza!
Mi piace scoprire questo itinerario! Probabilmente la Colombia è poco conosciuta come meta turistica.
Cartagena mi fa pensare alla serie TV originale Betty la fea (Da cui trassero Ugly Betty), indimenticabile!
Riguardo alla sicurezza, pochi anni fa mi capitò di parlare con un colombiano il quale disse che dove viveva lui una ragazza non si sarebbe arrischiata ad andare in giro da sola la sera, neppure se alla guida di un’automobile. Il che mi lasciò un pochino perplessa!
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Probabilmente, anche se rispetto a prima le cose sono molto cambiate, ci sono ancora delle zone un po’ più isolate e pericolose di altre. Ma quale paese non ne ha?
Io mi sono trovata molto bene, anche a Bogotà che è una grande città…
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In effetti anche dove abito io, che è considerata una zona tranquilla, a girare di notte da sola a piedi sarei un po’ inquieta, ma in macchina sto tranquilla. Secondo quel tipo là neppure in macchina sarei stata tranquilla! 😦 Comunque quando sono in vacanza non giro mai la sera, a prescindere, perché se non conosco bene un luogo basta un attimo che giri l’angolo e ti ritrovi in zone poco raccomandabili.
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È vero, è sempre raccomandabile girare con qualcuno che conosce la zona 😊
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Giusto una domanda, anzi due:
1 – ti sei portata un paio di copie di tuoi libri da lasciare là in uno scambialibro?
2 – ti sei portata abbastanza crema solare da non fondere?
😀
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Risposte:
1- no, perché altrimenti non mi entravano le scarpe in valigia 🤣
2- sì, avevo la protezione 50 ma dopo il primo giorno ero lo stesso un gambero 😵🦐
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Vabè un po’ di limone e via, il gambero va bene così… E in effetti nella foto un po’ “aragostea” sei! 😀
Tornando al viaggio: bella scelta
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Grazie 😊
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