Quell’amore che si erano tanto promessi

Entrò e constatò che, come predetto, la stanza era buia.

Assomigliava ad un ufficio, uno di quelli che si mettono su in poco tempo e con materiali scarsi, sembrava quasi passeggero, quasi che sarebbe esistito per un periodo molto breve e poi sarebbe scomparso.

Si guardò intorno ma scorgeva ben poco alla sola luce di quel tiepido lampione che filtrava dalle finestre socchiuse, tastò poi la parete alla sua destra scorrendo la mano lungo il muro, sperando, come di solito accade, di trovarvi l’interruttore di una qualsiasi fonte luminosa, ma così non fu e fu costretta a procedere a tentoni.

Si sentiva sporca, quasi una ladra, una criminale, ma d’altra parte era stato lui a chiamarla e a chiederle di vedersi, finalmente, in un posto che non fosse il parcheggio o il motel appena fuori città, giusto?

A quella richiesta si era sentita la donna più felice del mondo e lo era stata ancora di più quando aveva ricevuto sul cellulare l’indirizzo di quel luogo misterioso.

«troverai le chiavi sotto lo zerbino» aveva scritto «entra ed aspettami, non tarderò»

Ci sperava, ci sperava davvero tanto che lui non avrebbe tardato.

Il rumore di qualcosa che cadeva a terra la fece sobbalzare, poi si accorse che aveva urtato una piantana così si chinò per accenderla e finalmente riuscì ad avere la luce che stava cercando, talmente forte che illuminò completamente l’appartamento lasciando oscuro soltanto il piccolo corridoio che probabilmente conduceva alla camera da letto.

Con grande sorpresa notò che la casa era ben arredata e non poco curata come aveva pensato entrando: la cucina era piccola ma apprezzabile, al centro della sala principale si trovava un tavolo in legno circondato da sedie, poco più in la un divano in pelle era stato posizionato davanti ad una TV ultraccessoriata a schermo piatto.

Continuava a guardarsi intorno, estasiata, scrutava di ogni cosa i minimi dettagli come era solita fare quando si imbatteva in qualcosa di nuovo.

Non vedendolo arrivare si era quasi decisa ad accomodarsi quando, inaspettatamente, venne sorpresa dal suono di un messaggio in entrata.

Tirò fuori dalla borsa il cellulare ancora illuminato e, con una preghiera nel cuore, lesse il messaggio con un filo di voce poi abbassò la testa affranta: non riusciva a raggiungerla, sarebbe dovuto rimanere a lavoro ancora per un po’ e a quel punto sarebbe stato troppo tardi per concedersi una sosta prima di tornare a casa.

Alcune lacrime presero a sgorgare lente e lei, arresa, si preparava a raccogliere tutte le sue cose per poi tornare da dove era venuta, stavolta come l’ultima volta e quella prima ancora.

Effettivamente, perché ci stava soffrendo così tanto? Era capitato spesso, soprattutto negli ultimi tre o quattro mesi, che lui avesse rinunciato a lei per un motivo od un altro e che, il giorno successivo, le avesse fatto recapitare un mazzo di un qualsiasi profumato fiore per scusarsi.

Forse però stavolta era diverso, era speciale…tra tanti mordi e fuggi quella era stata l’unica occasione in cui lei avesse pensato che, forse, sarebbero tornati ad essere quelli di una volta: due ragazzini che scappavano dagli occhi del mondo per concedersi un momento per sé.

Forse stavolta ci aveva creduto davvero che avrebbero fatto di nuovo quell’amore che si erano tanto promessi…

Delusa e amareggiata ripose le chiavi esattamente dove le aveva trovate e pensò che quella era la volta buona per rispondergli a tono, per fargli capire che la stava perdendo con tutte quelle assenze, che era stanca delle sue scuse e dei suoi fottuti fiori puzzolenti che poi alla fine neanche le piacevano!

Doveva prendere una decisione, poteva rispondere a quell’sms correndo il rischio che lui non l’avrebbe neanche letto o che l’avrebbe addirittura ignorato, oppure poteva svegliarsi, uscire dall’oblio e da quella dipendenza sotto chiave in cui lui l’aveva esiliata e fare, finalmente, qualcosa per se stessa.

Ingranò la marcia e, senza pensarci nemmeno un attimo in più, si diresse verso nord. Come previsto, al negozio era tutto spento. Quella del lavoro era solo l’ennesima presa in giro ben architettata.

La sua macchina non c’era, doveva immaginarselo, quindi c’era soltanto un altro posto dove potesse trovarlo.

Quella notte avrebbe cambiato molte cose, lo sapeva bene, niente sarebbe stato più come prima.

Lui l’avrebbe odiata oppure amata, l’avrebbe scelta oppure respinta, si sarebbe arrabbiato oppure…

Dalle vetrate di quella graziosa villetta in campagna si intravedeva l’interno delle grandi stanze.

Intorno praticamente nessuno tranne lei, i suoi fari spenti e i mille dubbi che cominciarono a tormentarla.

Ce l’avrebbe fatta a suonare quel campanello? Avrebbe parlato chiaro senza permettere alla paura e all’emozione di  farle tremare la voce? Ne sarebbe valsa la pena?

A volte le domande sono complicate e le risposte sono semplici…

Quell’ultima domanda, però, continuava a risuonarle in testa mentre, con lenti movimenti, scendeva dalla macchina e socchiudeva appena lo sportello per non fare troppo rumore.

Avvicinandosi piano piano al vialetto che conduceva alla porta principale si accorse che, al di là dei muri, qualcuno stava ridendo.

Appoggiò l’orecchio alla porta per sentire meglio: erano proprio delle risa.

Il suono di una televisione copriva le voci dei due amanti, ma si capiva bene che erano felici.

Adesso sì che si sentiva una ladra: stava girando intorno alla casa cercando una porta o una finestra dalla quale potesse sbirciare senza essere vista.

La trovò, era quella del salotto.

All’interno della stanza lui e quella bellissima donna di cui non ricordava neanche il nome erano seduti sul divano, abbracciati, coperti da un colorato plaid di ciniglia. Sorridevano, lui era concentrato su ciò che veniva trasmesso, lei gli accarezzava i capelli…quella scena era tutto ciò che lui le aveva sempre promesso: una casa accogliente soltanto per loro due e sua moglie lontana dalle loro vite.

Fu a quel punto che si decise ad intervenire, doveva sapere, non avrebbe più potuto continuare ad aleggiare a mezz’aria!

Prestando attenzione a non calpestare i rametti secchi, ripercorse il giardino al contrario e si posizionò di nuovo davanti al portone.

Il cuore iniziò a batterle fortissimo, poteva persino sentire le vene scalpitare sotto la pelle e il suo torace continuare a salire e scendere ad un ritmo fin troppo frenetico. Senza neanche accorgersene le sue dita erano finite su quel piccolo pulsante sonoro. Dopo pochi istanti qualcuno sarebbe andato ad aprirle…